A 30 ANNI SEI UN VECCHIO

La leggenda vuole che durante la loro marcia trionfale, gli Imperatori romani avessero uno schiavo il cui unico compito era mormorare all’orecchio del loro padrone: ‘memento mori’, ‘ricordati che devi morire’. Con quelle parole lo schiavo ricordava all’uomo più potente del mondo occidentale, all’apice della sua gloria e circondato da persone che osannavano il suo nome, che il tempo è la costante a cui tutti devono sottomettersi. 

Memento Mori

Siamo esseri definiti dal modo in cui utilizziamo il nostro tempo, un tipo di risorsa che molti credono di avere in quantità illimitata. Ma non è così, e per fare in modo di sfruttare al massimo questa parentesi chiamata vita, bisogna ricordarsi di quella voce che sussurra a tutti, nessuno escluso: ‘memento mori’. Due parole potenti che, se utilizzate come una risorsa, possono carburare qualsiasi cosa degna di essere sperimentata, raffinata, condivisa o creata.

Ci sono momenti che definiscono la nostra storia al di là di qualsiasi comprensione e razionalizzazione. Momenti che ci plasmano, che fanno capire agli altri che tipi siamo, che cosa vogliamo, e che cosa siamo disposti a fare per raggiungere un obiettivo. 

Tra poche settimane compierò 30 anni. 

Chi mi conosce sa che sono una persona poco raccomandabile. Non celebro i miei compleanni, non possiedo una TV, esco sempre con gli stessi vestiti, seguo una routine identica ogni giorno, passo troppo tempo con me stesso e divido i miei anni in progetti da completare. 

Sono anche una persona a cui piace fare bilanci, convinta che guardarsi allo specchio e tirare le somme sia un’operazione non sempre facile, ma necessaria.

Trent’anni è un buon momento per scrivere questo post. Trent’anni è un buon modo per ricordare a me stesso ancora una volta ‘memento mori’, che non ho tempo, che sono già vecchio.

Tempus Fugit

È una brutta sensazione quella di sapere di essere rincorsi da qualcosa che alla fine, non importa che cosa si faccia, spegnerà la candela della nostra esistenza. 

Oppure no. Magari non è una cosa così brutta, forse c’è anche del bene in questa consapevolezza, un bene che è facile trascurare. 

Sapere che il mio tempo è limitato lo rende prezioso, mi spinge ad usarlo nel modo che credo migliore, mi ricorda che ogni minuto speso a consumare qualcosa è un minuto che non potrò più dedicare a creare qualcos’altro.

La mia finitezza mi parla, mi avverte che alla fine dovrà guardarmi indietro, e confrontare i miei rimpianti. Dire sì a qualcosa adesso vuol dire negare migliaia di altre scelte che avrei potuto fare, e che magari sarebbe stato meglio fare.

I rimpianti sono un concetto curioso. 

Alcune persone credono che fare le scelte ‘giuste’ possa eliminarli, ma la verità è che i rimpianti sono un elemento che accomuna chiunque, ovunque, per sempre. Non possono essere eliminati. Mai. Possono solo essere scelti. Alla fine, l’unica cosa che avrà davvero importanza sarà quali rimpianti rimpiangeremo di meno. 

In questo momento anche voi avete dei rimpianti. Ma per ora vi sta bene, perché credete di avere tempo.

Ma siete degli illusi. È il tempo ad avere voi.

Capirlo vi renderà degli schiavi liberi. E non c’è premio più grande per chi si rifiuta semplicemente di esistere, e cerca invece di vivere.

Sì. Trent’anni è un buon momento per fare bilanci. 

Da piccolo credevo che sarei diventato un disegnatore della Disney, da adolescente un programmatore, qualche anno dopo ero convinto che sarei diventato un giornalista. Oggi mi piace pensare che la cosa migliore sia semplicemente rimanere sé stessi. Ed utilizzare il tempo che si ha a disposizione per diventare immortali.

Carpe Diem

Credi. Crea. Punto. Non è più difficile di così. Non lo è mai stato e mai lo sarà. 

Comporre una canzone, cucinare una pietanza, scrivere una storia, creare un modellino, incontrare una persona, rispondere ad una domanda, ci sono talmente tanti modi per creare contenuto.

Ecco un consiglio che ha il valore che decidete di dargli: create almeno in volume uguale a quanto consumate.

Guardate due ore al giorno di TV? Scrivete per lo stesso ammontare di tempo. Non siate dei semplici consumatori passivi, create contenuto, magari qualcuno ci s’imbatterà un giorno, e deciderà che vale la pena condividerlo.

Ma non create per ricevere applausi. Create perché volete farlo, perché dovete farlo.

Scoprite che cosa vi piace fare, e fatene un po' ogni giorno.

Non abbiate sogni, ma obiettivi. Una volta realizzato uno, passate al successivo.

Correte dei rischi calcolati.

Fallite ripetutamente.

Fate ogni giorno qualcosa che vi spaventa.

Abbiate delle aspirazioni. E siate disposti a seguirle con tutto voi stessi.

Ma siate realisti.

Siate costanti.

Abbiate pazienza.

Collaborate con altre persone.

Rendetevi conto che avere delle idee non vale niente. È l’esecuzione di quelle stesse idee che conta davvero qualcosa.

Siate i primi fan dei vostri progetti, e allo stesso tempo i loro critici più spietati.

Acta Est Fabula

Essere realisti è importante. Ci dà una certa prospettiva. Ci aiuta a mantenere uno sguardo critico sulla nostra vita, e sui prodotti e le idee che ne derivano.

Al sottoscritto, in particolare, ha aiutato a pormi delle domande, e a rispondere con franchezza.

Se potessi dare un solo consiglio a un Michele Amitrani cinque anni più giovane?

La velocità è centomila volte meglio della perfezione.

Cos’è la perfezione?

Una chimera. La perfezione non esiste. Al massimo esistono infiniti tipi di perfezione.

C’è qualcosa che mi rende fiero delle mie trenta primavere?

Diverse cose, una di queste e l’aver scritto e pubblicato oltre 700.000 parole sotto forma di storie.

I miei piani per le prossime trenta?

Continuare ad aggiungere zeri a quella cifra.

Continuate a cambiare, creare, osare, muovervi, fare. 

Non avete più tempo.