INTERVISTA A ROBERTO TARTAGLIA
/Oggi ho il piacere di ospitare a CrediNellaTuaStoria.com il giornalista, addetto stampa e autore indipendente Roberto Tartaglia. Roberto ci parla del significato del termine autopubblicazione, di scrittura, e di che cosa vuol dire vivere la propria passione.
M.A. Ciao Roberto e benvenuto. Da parte mia e da parte dei lettori di CrediNellaTuaStoria.com, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo.
R.T. Ciao e grazie a te per questa intervista.
M.A. Parlaci un po’ di te. Chi è Roberto Tartaglia? Di che cosa ti occupi e che cosa ti piace fare nel tuo tempo libero?
R.T. Io mi occupo di scrittura a 360 gradi. Sono un giornalista, addetto stampa, scrivo romanzi e racconti, sceneggiature per corti e video musicali e anche la lista della spesa, spesso. Nel tempo libero…be’ facendo un lavoro che amo, in realtà io ho sempre tempo libero. Il mio lavoro, infatti, mi spinge a studiare e leggere molto, a guardare film, video musicali, a tenermi al passo coi tempi per quanto riguarda il mondo del marketing e così via. Per il resto: vivo, amo le arti marziali, lo yoga, le filosofie orientali e la mente umana.
M.A. Quale credi sia stato il libro che ha influenzato maggiormente la tua vita, che ti ha fatto davvero fermare a riflettere?
R.T. Non un libro, ma tre autori: Agatha Christie, Edgar Allan Poe e Stephen King. La Christie mi ha trasmesso l’amore per il mistero e gli intrighi, Poe mi ha fatto amare l’indagine dell’animo umano e King mi ha insegnato a scrivere. Su ogni loro libro mi sono soffermato a riflettere e studiare.
M.A. Parlaci del tuo libro, ‘Lo scacciapensieri.’
R.T. “Lo scacciapensieri” è il mio secondo libro, anche se ormai può essere considerato il primo, dato il vero primo libro, un thriller cospirativo intitolato “Casus belli”, ho deciso di ritirarlo dal commercio per riscriverlo, perché lo consideravo stilisticamente troppo immaturo. “Lo scacciapensieri” nasce dall’idea di far conoscere a tutti una sindrome neurologica rara e ancora poco conosciuta che ho: la Sindrome di Tourette. Chi la conosce pensa che sia la sindrome della parolacce e dei tic, ignorando l’universo che vi si cela dietro. Così, attraverso il fascino del thriller psicologico, ho voluto mostrare a tutti la realtà della Tourette vista con gli occhi di un tourettico. È il primo capitolo di una trilogia che sto ultimando in questi mesi. Il secondo capitolo è intitolato “Quando muoiono”.
M.A. Entriamo subito nel vivo dell’intervista, e vorrei farlo creando uno scenario ipotetico. Diciamo che uno dei curatori del Dizionario Garzanti ti contatta per chiederti aiuto nel definire la parola ‘Self Publishing’. Quale sarebbe la tua risposta?
R.T. Molti risponderebbero “autopubblicazione di libri, spesso via web e sicuramente senza un editore”. Ma per me ha una valenza diversa. Vuol dire libertà espressiva lontana dai meccanismi della macchina industriale dell’editoria. Scrivo ciò che voglio, come voglio e quando voglio. Non solo libri. Per me è self publishing anche la pubblicazione di articoli giornalistici e post su un sito personale, senza editore. E non solo. Possiamo adattare il concetto a ogni tipo di autopubblicazione.
M.A. Se dovessi scegliere tre risorse (e solo tre) delle quali non potresti mai separarti come autore indipendente, che ti aiutano insomma a produrre libri o a forgiare idee, quali sceglieresti? Per quanto mi riguarda, io non potrei fare a meno del website builder ‘Squarespace’, con il quale costruisco e aggiorno i miei siti internet, del social network ‘Goodreads’, che uso giornalmente per pubblicizzare le mie opere o aggiornare le mie letture e infine del programma di scrittura ‘Scrivener’, con il quale scrivo le mie storie e creo i miei Ebook. Nel tuo caso, dunque, quali sarebbero le tre ‘risorse irrinunciabili’, in quanto Self-Publisher?
R.T. Be’, direi sicuramente: il Word (o un altro software di videoscrittura), Calibre, software gratuito per la creazione degli eBook e “On writing”, la biografia di un mestiere di Stephen King, per ricordare come si scrive e migliorare sempre di più.
M.A. In uno degli articoli sul Self-Publishing forse più famosi in circolazione, “My Advice to Aspiring Authors” l’autore indipendente Hugh Howey afferma che “Il modo per avere successo come autore è scrivere molto, scrivi storie che hanno uno spessore, pubblicale indipendentemente, dedica più tempo a scrivere, studia l’industria in cui ti trovi, agisci come un professionista, collabora con altre persone, sii gentile, investi in te stesso e nella tua arte e sii paziente. Aggiungeresti qualcosa a questa lista?
R.T. Direi la base di tutto: studia e impara a scrivere, prima di uscire allo scoperto. Se non parti da lì, rischi di produrre testi scadenti che distruggeranno la tua reputazione in breve tempo.
M.A. Qualche tempo fa ho scritto un articolo intitolato ‘Il Self-Publishing Non Fa Per Te’, nel quale spiego che un autore indipendente deve pensare seriamente prima di pubblicare un libro, sottolineando come creare prodotti di qualità (ad esempio, libri con una copertina accattivante, senza refusi, con una storia avvincente, ecc.) è estremamente difficile e richiede tempo e la collaborazione con altre persone. Ho ricevuto interessanti commenti su questo articolo, alcuni di questi da persone che avevano letto uno o due libri pubblicati indipendentemente e che avevano dovuto abbandonarli perché ritenuti davvero poveri di contenuti o semplicemente scritti male. Roberto, che lo vogliamo o meno, esiste ancora un alone di scetticismo che circonda la pubblicazione indipendente (specialmente in Italia). Secondo te, per quale motivo il Self-Publishing è visto con tanta diffidenza? E quale credi sia il modo migliore per dargli maggiore credibilità?
R.T. È normale, è il rischio che si corre con uno strumento di questo tipo. Il rischio è che pubblichi chiunque, anche chi riuscirebbe meglio in altri lavori. La soluzione? Leggere le anteprime. Amazon e altri siti già le mettono a disposizione dei lettori. Io pubblico i primi 3 capitoli di ogni mio libro sul mio sito, in PDF, liberamente scaricabili, così che il lettore capisca se vale la pena leggermi, o no. Il rischio che poi il libro non piaccia c’è sempre, come c’è sempre anche nell’editoria tradizionale. Ultimamente ho lanciato mille maledizioni agli ultimi, blasonati thriller che ho acquistato. Banali, noiosi e con un cattivo odore di già letto. Il rischio fa parte dell’essere un lettore.
M.A. Creiamo un altro scenario ipotetico. Domani mattina ricevi nella tua posta elettronica un messaggio da parte di un ragazzo che ti confessa di voler diventare un autore indipendente, ma ti dice anche che non ha assolutamente idea di dove iniziare. Lui ti spiega che ci sono talmente tante informazioni, punti di vista, pareri, libri e articoli sull’argomento, che non fanno che confonderlo. Ha bisogno insomma di una piattaforma dalla quale partire, di consigli su dove cominciare. Quale sarebbe il primo passo che gli consiglieresti di fare?
R.T. Mi capita ogni giorno e quello che consiglio è di studiare per bene il mondo della scrittura. Di analizzare i libri dei grandi autori, o di iscriversi alla mia Accademia del Self Publishing. ;)
Battute a parte, quando parlo di grandi autori intendo gente del calibro di King, Hemingway, Camilleri e via dicendo. Non di coloro che oggi vengono venduti come geni del nuovo millennio, per poi rivelarsi delle delusioni.
M.A. Chiudiamo questa intervista con una domanda sui tuoi progetti futuri: che cosa hai in cantiere per i tuoi lettori?
R.T. Come dicevo, sto ultimando il capitolo finale della mia psychotrilogia sulla Tourette. Per il resto…si vedrà. Un paso alla volta. Il resto, lo scopriremo strada facendo. Il mistero è la fonte dalla quale sgorgano tutte le emozioni. ;)
M.A. Roberto, grazie mille per averci dedicato un po’ del tuo tempo. Un titanico in bocca al lupo a te e al Self-Publishing italiano.
R.T. Grazie di cuore!
Grazie a Roberto per aversi dedicato un po’ del suo tempo. Se volete sapere di più su di lui e sulla sua attività, potete visitare il suo sito internet www.viverediscrittura.it.