UN SONDAGGIO NON FA UN LIBRO

Forse sei una di quelle persone che hanno pensato almeno una volta nella loro vita di trasformare un'idea in una storia. Fai parte di una famiglia estesa. Secondo un sondaggio del New York Times più dell'ottanta percento delle persone hanno un libro che vorrebbero pubblicare. Queste persone credono di avere qualcosa d'importante da condividere con il mondo. Ovviamente questo non succede. O almeno, non succede sempre. Se davvero una percentuale talmente elevata della popolazione (anche solo di uno Stato come gli USA) scrivesse un libro, ci sarebbero più lettere sul nostro pianeta che molecole d'idrogeno in un corpo umano.

Un sondaggio o una statistica raccontano ben poco della realtà dei fatti, ovviamente. Rispondere "Sì" a una domanda come: "Vorresti scrivere un libro?" costa zero euro. Rapportato a me personalmente, è come se qualcuno mi chiedesse: "Ti piacerebbe avere un barattolo di Nutella gratis?", oppure, "che te ne pare di vincere un biglietto andata e ritorno per New York?". La risposta sarebbe "Sì, certo", seguita da diverse gradazioni di facce buffe, saltelli di eccitazione e altri comportamenti simili.

Io non lo so

Non so quanti intervistati che hanno risposto "Sì" alla domanda hanno effettivamente scritto e pubblicato un libro. Io, che mi sono cimentato nel mio piccolo in entrambe le cose (utilizzando il metodo del self-publishing), avrei pensato molto attentamente prima di dare una risposta e probabilmente sarei finito nella percentuale degli indecisi, meglio conosciuta come i "non lo so". Questo perché ho un'idea ben precisa di cosa comporti. Assaggiare l'idea di scrivere e pubblicare un libro è allettante, ma pochi decidono di provare davvero la pietanza e un numero ancora minore sono pronti a digerirla. Alla fine molti finiscono per vomitare.

Sappiamo tutti che scrivere un libro non è semplice e che scrivere un buon libro (attribuendo all'aggettivo "buono" un significato necessariamente relativo) è ancora più difficile. Questo, tuttavia, non dovrebbe scoraggiare gli aspiranti scrittori. La buona notizia è che, come probabilmente avrete letto milioni di volte, oggi è il momento migliore nella storia per scrivere e pubblicare un libro. La tecnologia, le risorse e le informazioni per farlo sono a disposizione di tutti, la maggior parte di queste sono non solo diffuse ma anche gratuite. Se facessi parte del nutrito numero di persone ciecamente entusiaste del magnifico momento in cui viviamo, vi direi che oggi non bisogna fare altro che protendere il braccio e raccogliere i frutti.

Chiaramente non è così semplice. Anche se con i servizi di self-publishing e loro derivati spuntati come funghi negli ultimi dieci anni (c'è di tutto, da chi crea copertine personalizzate, a chi impagina la storia, la corregge, la riformatta, la adatta in formato elettronico, la distribuisce, e chi più ne ha più ne metta) l'introduzione dell'eBook, dei social media e ovviamente la nascita e affermazione del gigante Amazon, la percentuale di persone che scrivono e pubblicano libri è aumentata considerevolmente, non bisogna dimenticare che scrivere un libro continua ad essere un lusso che un numero relativamente limitato di persone si concede.

Scrivere un libro (da autore indipendente) comporta un lavoro non indifferente che richiede tempo, esercizio e volontà di informarsi. Molto spesso, inoltre, dire che farlo non costa niente o costa poco è fuorviante.

Togliete le mani dal portafogli!

Solitamente quando si pubblica un libro si vuole fare una buona impressione. Questo significa che soldi sono spesi per pagare un correttore di bozze o creare una copertina, per fare in modo di raggiungere un pubblico più vasto, convertendo ad esempio il libro cartaceo in formato elettronico.

Non sempre è così, certo. Persone diverse prendono decisioni diverse. Quando pubblicai in formato elettronico il mio "Quando gli uomini sognavano petrolio" in inglese e italiano, decisi di farlo da autore indipendente nel senso più stretto del termine. Avevo chiesto un preventivo per tradurre questa short-story di fantascienza (circa 8000 parole) in lingua inglese. La risposta? 500 euro per la traduzione fatta da un freelancer. E il costo per creare una copertina? Oltre 400 dollari su CreateSpace. Conversione in formato e-book? 79 dollari.

Oltre 1000 dollari per tradurre una short story in inglese, trasformarla in formato elettronico e creare una copertina dedicata. Lo so, non credermi può essere facile. Vi assicuro tuttavia che la mia stima è conservatrice. Spendete 10 minuti su Google e verificatelo da voi.

Alla fine pagai esattamente 50 dollari, quando chiesi a una professoressa madrelingua di inglese di correggere la mia traduzione. That's it.

"Quando gli uomini sognavano petrolio" e "When Gold Was Black" (questo il titolo della versione inglese) richiesero più di un mese di preparativi. Alla fine, tuttavia, avevo risparmiato più di 1000 dollari e avevo imparato cose che fino a un mese prima consideravo appartenenti al reame della fantascienza. Tutto questo, in effetti, mi ha aiutato enormemente quando si è poi trattato di tradurre e di preparare per la pubblicazione il mio best-seller "Onniologo", ("Omnilogos" in inglese) un libro di fantascienza lungo circa 90.000 parole.

Credo che in economia chiamino questa pratica investimento.

Di cosa avete veramente bisogno

In sintesi, pubblicare da autore indipendente richiede:

  1. Un'idea
  2. Tempo per formularla, strutturarla, ampliarla, correggerla, impaginarla, renderla presentabile-appetibile, promuoverla e distribuirla.
  3. Una conoscenza non indifferente di una moltitudine di concetti, software e abilità per rendere il vostro manoscritto presentabile al mondo. Pensate ad esempio se volete convertire il vostro libro in formato e-book ma non sapete dove farlo o conoscete solo Amazon (il quale ha delle specifiche molto particolari di formattazione che vanno rispettate se volete pubblicare il vostro lavoro decentemente).
  4. Familiarità con servizi di POD (Print on Demand) come CreateSpace, Lulu o BookBaby, se volete pubblicare il libro in formato cartaceo.

Se conoscete poco l'inglese, inoltre, il viaggio potrebbe complicarsi, perché molti dei concetti e delle idee da acquisire sono ovviamente disponibili solo in questa lingua. E in Italiano? Servizi come ilmiolibro.it aiutano il pubblico del Belpaese in questo travagliato processo, ma il loro input è limitato, se confrontato con la vastità e ricchezza di risorse a disposizione di chi può utilizzare l'inglese e i servizi di self-publishing sopra citati.

Come autore indipendente sono convinto che alla fine tutto si riduca molto semplicemente ad una questione di bravura nello scriverepazienzatestardaggine e professionalità. Un'idea è facile da pensare ma difficile da realizzare. Lo so, è una constatazione banale. Purtroppo è anche molto sottovalutata.

Cosa ho capito da quando ho intrapreso questo sentiero? Prima di iniziare la mia giornata da scrittore indipendente rispondo alla domanda del sondaggio: "Vorresti pubblicare un libro?", in maniera molto diversa giorno dopo giorno. La frustrazione, l'eccitazione, la rassegnazione, la stanchezza, l'ispirazione o la rabbia del momento possono cambiare la risposta ogni volta. Se siete umani, e vi siete messi in testa di creare qualcosa di vostro, probabilmente avrete sperimentato lo stesso. La lezione che ho imparato? La risposta non è importante. Ciò che conta è continuare ogni volta a porsi la domanda.

DOMANDA: E tu? Come avresti risposto alla domanda del sondaggio? Vorresti pubblicare un libro o creare qualcosa di tuo? Perché? Fammi sapere nella sezione commenti!

(Originariamente pubblicato su MicheleAmitrani.com)