INTERVISTA A CARMEN LATERZA

Oggi ho il piacere d’intervistare qui a CrediNellaTuaStoria.com Carmen Laterza, una scrittrice indipendente che lavora a tempo pieno anche come editor, ghostwriter e coach per il Self-Publishing. Carmen ci parla dei suoi lavori, della sua scelta di pubblicare indipendentemente, di che cosa significa Self-Publishing e per quale motivo non vada affatto considerato come una scelta di ripiego, ma come una vera e propria alternativa alla pubblicazione tradizionale.

M.A. Ciao Carmen e benvenuta. Da parte mia e da parte dei lettori di CrediNellaTuaStoria.com, grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo. 

C. L. Grazie a te, Michele, e ai tuoi lettori.

M.A. Chi è Carmen Laterza? 

C.L. Io sono prima di tutto una editor e ghostwriter freelance e una consulente per il Self-Publishing; poi, sono anche una scrittrice indipendente. Sono nata e cresciuta a Pordenone, mi sono laureata in Lettere e contemporaneamente mi sono diplomata in Pianoforte al Conservatorio. Per molti anni ho lavorato nella scuola pubblica, prima come insegnante di Italiano e Storia, poi come Dirigente Scolastico. Allo stesso tempo, però, ho sempre lavorato come editor e come scrittrice su commissione, scrivendo e correggendo per gli altri testi di ogni tipo. Infine, ho deciso di dimettermi dalla pubblica amministrazione per dedicarmi completamente alla mia grande passione per la scrittura. 

M.A. Parlaci del tuo libro, ‘L’amore conta).

C.L. Da anni mi girava in testa l’idea di scrivere un romanzo mio, dopo aver scritto tanto per gli altri come scrittrice su commissione. Non sapevo esattamente quale sarebbe stata la trama, ma sapevo per certo che la protagonista sarebbe stata una donna inquieta e che la storia si sarebbe sviluppata su due piani temporali distinti. Questo perché io stessa in quel periodo ero inquieta e sentivo forte dentro di me il senso di una frattura tra il passato e il presente. Sono dunque partita da questi due elementi di base; il resto si è creato a mano a mano che scrivevo. Ne è venuto fuori “L’amore conta”, la storia di Irene, una donna fragile e irrequieta, sposata e senza figli, che alla soglia dei quarant’anni sente di voler dare un senso alla propria vita. Lo fa allontanandosi dagli affetti più veri, mancando di rispetto a sé stessa, facendo scelte discutibili, ma non potrebbe essere altrimenti per una donna come lei, che ha un passato doloroso e irrisolto con il quale non aveva ancora fatto i conti. Per Irene, dunque, sbagliare strada è l’unico modo per ritrovarsi. 
Per “L’amore conta” ho impostato una strategia di marketing editoriale che mi ha dato grandi soddisfazioni, sia in termini di vendite, che in termini di riconoscimenti: il romanzo, infatti, è stato premiato in sedici concorsi nazionali ed è stato recensito favorevolmente su decine di blog letterari.


Fare Self-Publishing significa anche e soprattutto curare la preparazione dei testi prima di metterli in vendita e la loro promozione dopo averli pubblicati. Si tratta quindi di un percorso lungo e articolato, ma che corrisponde esattamente al percorso che fa una casa editrice. Per questo un selfpublisher è un autoeditore.
— Carmen Laterza

M.A. Per quale motivo hai deciso di pubblicare indipendentemente le tue opere?

C.L Avevo già percorso la strada dell’autopubblicazione per molti miei clienti, quindi conoscevo da anni i vantaggi e le modalità del Self-Publishing. Quando è stata la volta del mio libro, quindi, non ho avuto nessun dubbio, non ho cercato agenti o editori e ho subito organizzato il mio percorso di Self-Publishing. Di sicuro mi ha aiutato il fatto di conoscere le fasi del percorso e di sapere come muovermi, ma molto è dipeso anche dal mio carattere: non avrei mai potuto rinunciare al controllo su ogni passaggio della pubblicazione del mio libro né volevo aspettare i tempi lunghi dell’editoria tradizionale. 

M.A Una persona che non ha mai sentito parlare di Self-Publishing ti chiede di che cosa si tratta. Quale sarebbe la tua risposta?

C.L. Fare Self-Publishing significa essere editori di sé stessi. Ci tengo molto a specificare questa cosa: spesso si usa il termine Self-Publishing come sinonimo di “autopubblicazione”, mentre sarebbe più corretto dire “autoedizione”. In effetti in senso strettamente tecnico Self-Publishing significa pubblicare i propri libri da soli, ma chi vuole pubblicare i propri testi in autonomia deve capire che fare Self-Publishing significa anche e soprattutto curare la preparazione dei testi prima di metterli in vendita e la loro promozione dopo averli pubblicati. Si tratta quindi di un percorso lungo e articolato, ma che corrisponde esattamente al percorso che fa una casa editrice. Per questo un selfpublisher è un autoeditore.


La facilità e l’economicità del Self-Publishing hanno fatto credere a molti che “mettere online” i propri scritti equivalesse a “pubblicare”, così il mercato editoriale è stato inondato di materiale di scarso, o scarsissimo, valore.
— Carmen Laterza

M.A. Quale credi sia il più grande vantaggio del Self-Publishing? E quale il suo peggior svantaggio?

C.L. Il più grande vantaggio del Self-Publishing è sicuramente il fatto che un autore mantiene il controllo totale del suo libro in ogni fase, ma questo controllo deve essere inteso anche come responsabilità nei confronti dei lettori. 
La facilità e l’economicità del Self-Publishing hanno fatto credere a molti che “mettere online” i propri scritti equivalesse a “pubblicare”, così il mercato editoriale è stato inondato di materiale di scarso, o scarsissimo, valore. Questo, purtroppo, ha generato quello che secondo me è il peggiore svantaggio del Self-Publishing, ovvero il pregiudizio che accompagna i libri self, per lo meno in Italia, intesi come prodotti di serie B. Si tratta tuttavia di un pregiudizio superabile: se uno scrittore indipendente realizza un prodotto di qualità, il pubblico lo riconosce e lo premia, come dimostrano i successi di molti autori self negli ultimi anni.

M.A. In un recente messaggio su Facebook, hai commentato elegantemente una recensione negativa riguardanteMaramao’, la tua nuova storia breve ora disponibile nei maggiori negozi online. Come credi un autore dovrebbe reagire a recensioni negative dei propri lavori?

C.L. Purtroppo capita spesso che qualche invidioso tenti di affossare l’opera di un autore rilasciando recensioni negative gratuite, ma questo tipo di recensioni sono facilmente riconoscibili perché usano luoghi comuni e segnalano difetti generici del testo e della scrittura, dimostrando così la loro vera essenza. Di fronte a recensioni di questo tipo non bisogna né prendersela, né tanto meno replicare. L’unica risposta possibile è riderci su, come ho fatto io. Anzi, a me piace pensare che se qualcuno dedica tempo a scrivere male di me, allora vuole dire che in qualche modo ho colpito nel segno! ;-)
Molto diverso, però, il caso in cui le recensioni negative siano argomentate e costruttive: se un lettore segnala errori, incongruenze, passaggi deboli del testo, l’autore ha l’obbligo, prima di tutto verso sé stesso, di riflettere sulle indicazioni ricevute ed eventualmente correggere il testo. Non si può pretendere di piacere a tutti, ma si ha il dovere di offrire al pubblico un prodotto curato e corretto.

M.A. Qualche tempo fa ho avuto il piacere d’intervistare sul mio blog l’autrice best-seller Rita Carla Francesca Monticelli. In quell’occasione, Carla mi ha detto che secondo lei: "In futuro si avrà una sempre maggiore crescita del self-publishing e nel contempo un’evoluzione dell’editoria tradizionale. Alla fine chi ci sta guadagnando e ci guadagnerà sempre di più è chi saprà cogliere il meglio da entrambi i modelli editoriali.” Sei d'accordo con quello che ha detto Carla? Qual è la tua prospettiva sul futuro del Self-Publishing? Secondo te è destinato a sostituire la pubblicazione tradizionale? Oppure è solo una parentesi temporanea e va sfruttata finché dura? Magari pubblicazione tradizionale e Self-Publishing sono destinati a fondersi? Qualcosa nel mezzo?

C.L. Sì, sono d’accordo con quanto ha detto Carla. Io credo fermamente nel Self-Publishing come alternativa (e non come ripiego) rispetto alla pubblicazione con una Casa Editrice, perché i processi dell’editoria tradizionale non sempre garantiscono la trasparenza di scelte e la velocità di realizzazione che il pubblico chiede. 
Per questo credo che il Self-Publishing non sia una parentesi temporanea, bensì una nuova realtà che affiancherà sempre di più l’editoria tradizionale. Del resto le autoproduzioni sono già la regola nel mondo teatrale e si stanno diffondendo nel mondo musicale e cinematografico, dove un album o un film autoprodotto sono considerati coraggiosi, meritevoli e spesso anche di maggior livello culturale rispetto a quelli proposti dalla grande distribuzione.
Nel campo dell’editoria, come ho detto prima, è ancora diffuso il pregiudizio che un libro autoprodotto sia un libro di serie B, perché “nessun editore l’ha voluto”. Per fortuna, però, le cose stanno cambiando e anche qui in Italia stiamo seguendo l’evoluzione del mercato americano (statunitense e anglofono in generale), nel quale i libri autoprodotti sono considerati alla stregua di quelli pubblicati da una casa editrice e i lettori si avvicinano agli uni o agli altri indifferentemente, senza nessun pregiudizio, ma con la sola aspettativa di leggere un prodotto di qualità. 
Ed è questa dunque la chiave dell’equilibrio tra le due realtà: il Self-Publishing crescerà nella misura in cui garantirà maggiore qualità, mentre l’editoria tradizionale dovrà essere più veloce nei suoi processi per stare al passo con le richieste del mercato.


Sono d’accordo anch’io che “spammare come ossessi” non serva a niente. Il lettore non compra il nostro libro perché noi glielo propiniamo con insistenza più e più volte, anzi, con buona probabilità si gira dall’altra parte infastidito. Il lettore compra quando si incuriosisce alla storia e alla persona che c’è dietro il libro.
— Carmen Laterza

M.A. Parlavo qualche tempo fa con la scrittrice Annika Baldini del bisogno di avere una ‘Piattaforma’, una presenza nel cyberspazio (come ad esempio un proprio sito internet) per sponsorizzare le proprie opere, o far conoscere in generale i propri prodotti. Quanto credi sia importante avere questo tipo di ‘base d’appoggio’ nell’era digitale? Può essere utile ad un autore indipendente? Se sì, in che modo?

C.L. Sì, avere una piattaforma è fondamentale per chiunque voglia farsi conoscere al giorno d’oggi, sia per promuoversi come autore che per promuovere una propria attività.
Tuttavia, secondo me, bisogna anche capire che avere una piattaforma non significa solo farsi fare un sito da una web agency e poi lasciarlo lì. Un sito va curato, riempito di contenuti, tenuto aggiornato. 
Creare (o farsi creare) un sito web, oppure aprire profili sui social network, è una scelta che deve rientrare in una precisa strategia di marketing, che va strutturata a seconda delle proprie capacità e degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Bisogna sedersi a tavolino e riflettere su cosa si vuole comunicare, come e a chi. Poi bisogna partire per gradi, magari solo con uno strumento (solo il blog, oppure solo un canale Youtube, oppure solo la pagina Facebook) e vedere come va, allargando la piattaforma a nuovi strumenti un po’ per volta.  

M.A. Secondo te i social media sono utili per sponsorizzare le proprie opere? Te lo chiedo perché sembrano esistere davvero molte opinioni al riguardo. Un altro scrittore indipendente italiano, Simone Lari, autore della serie ‘Kage Queen’, consiglia semplicemente di ‘non spammare come ossessi, pubblicare con moderazione e mettersi il cuore in pace,’ sottolineando come i social media sono già abbastanza saturi di persone che cercano d’imporre i propri prodotti. Leggendo il tuo post ‘Le 3 regole per promuovere un libro sui social networktu sembri tuttavia pensarla in modo un po’ diverso.

C.L. Sono d’accordo anch’io che “spammare come ossessi” non serva a niente. Il lettore non compra il nostro libro perché noi glielo propiniamo con insistenza più e più volte, anzi, con buona probabilità si gira dall’altra parte infastidito. Il lettore compra quando si incuriosisce alla storia e alla persona che c’è dietro il libro.
La verità, dunque,  è che sui social non si vendono libri, ma si possono intrecciare relazioni con chi condivide le nostre stesse passioni, ci si può fare conoscere e apprezzare come esperti di un settore, ci si può mettere in contatto con lettori del proprio genere letterario, e questi sono tutti elementi fondamentali per ampliare la base di persone che ci conoscono, che ci apprezzano e che potrebbero quindi essere interessate a comprare un nostro libro. I social media sono prima di tutto luoghi di incontro e condivisione e quindi funzionano come strumento di marketing editoriale quando vengono usati  per parlare di sé e dei propri interessi e non dei propri libri, ovvero quando vengono frequentati con l'obiettivo di farsi conoscere e non di vendere.  

M.A. Chiudiamo questa intervista con una domanda sui tuoi progetti futuri: che cosa hai in cantiere per i tuoi lettori?

C.L. Sto lavorando a molte cose e tra queste c’è anche un nuovo romanzo, ma su questo non voglio dire di più per scaramanzia! 
Quello che invece posso dire è che tra poco uscirà un mio videocorso sul Self-Publishing al quale ho lavorato per mesi e che raccoglie tutta la mia esperienza pluriennale e le mie competenze come consulente editoriale. È un corso completo in cui ogni autore indipendente troverà tutte le indicazioni per muoversi in autonomia lungo il percorso dell’autoedizione e portare il proprio progetto editoriale al successo. 
Spero che i nuovi autori lo trovino utile e interessante, come è già stato per gli autori che ho affiancato in questi anni e con i quali ho applicato le stesse tecniche spiegate nel corso. 

M.A. Grazie mille per averci dedicato un po’ del tuo tempo, Carmen. Un titanico in bocca al lupo a te e al Self-Publishing italiano.

C.L. Grazie a te, Michele, per il tempo e lo spazio che mi hai dedicato e complimenti per la serietà e la professionalità con cui gestisci il tuo sito.


È stato un vero piacere intervistare Carmen e analizzare in dettaglio il fenomeno del Self-Publishing dal suo punto di vista. Per chi avesse domande o dubbi sul Self-Publishing, Carmen gestisce un sito nel quale è possibile contattarla e avvalersi dei servizi che offre a www.CarmenLaterza.com. Per chi fosse interessato a questo argomento, consiglio di leggere il suo blog, dove è possibile trovare diversi articoli interessanti proprio su questo tema. 

Domanda: Dopo aver letto l’intervista con Carmen, che cosa pensi del Self-Publishing? Credi che stia davvero diventando un’alternativa all’editoria tradizionale? Fammi sapere nella sezione commenti.